Tra una fusione andata a
vuoto e l'aspettativa di prossime elezioni comunali il nostro
territorio vive nell'incertezza tra la speranza di cambiamento e la
disillusione nei confronti della politica (anche locale).
La domanda che molti si
pongono è cosa succederà ora? Quale formazione acquisirà il
territorio del codroipese e del Medio Friuli? La questione non può
avere una risposta univoca, ovvero esistono diversi strumenti che
vengono messi a disposizione degli amministratori comunali che
permettono non di predire bensì di fondare una nuova organizzazione
territoriale.
Quali strumenti? Le
Unioni territoriali, chiamate UTI, le fusioni e le aggregazioni di
servizi.
A mio parere nessuna di
queste possibilità è figlia di una colorazione politica, o meglio,
nessuno di questi strumenti è stato pensato per avvantaggiare l'una
o l'altra parte bensì per ridefinire e rilanciare la staticità
degli enti pubblici comunali. Sono le regole del gioco, sta agli
amministratori analizzare quale sia l'assetto ideale per far volare
un territorio che è già in alcuni ambiti (culturale, economico,
sanitario etc.) omogeneo.
Se non vi dispiace parto
a considerare la proposta delle UTI che non sono altro che
aggregazioni tra i comuni limitrofi finalizzate all'ottimizzazione
dei servizi. I modelli esistenti in Veneto ed in Emilia Romagna ci
dicono che queste entità, passato il momento di avvio, possono
creare economie di scala e migliorare, o almeno mantenere visto la
recessione economica, degli standard ottimali nei servizi ai
cittadini.
In Friuli Venezia Giulia,
a differenza delle altre regioni, con la legge regionale 26
del 2014, queste entità hanno personalità giuridica quindi sono
un organo di governo che può “colloquiare” direttamente con la
Regione e con i singoli comuni che compongono la UTI stessa. Non
esistono, essendo state eliminate le Province, altri organi intermedi
di governo.
Qual è il cuore pulsante
di queste UTI? È l'assemblea dei sindaci dei comuni che la
compongono; questa elegge un presidente e nomina un direttore
generale. La cosa interessante è che l'UTI non aumenta i costi della
politica in quanto i sindaci sono eletti e “pagati” già dai
singoli comuni. Il risparmio di spesa può esser legato sia al
personale (uffici unificati tra tutti i comuni dell'UTI), un unico
segretario-direttore generale, una sommatoria di competenze tecniche
che ben amalgamate possono creare dei super-uffici. Essendo un
territorio più grande e composto da un numero di cittadini più
ampio dei singoli comuni l'UTI può fare economie di scala, e di
conseguenza risparmi, impesabili in precedenza.
Ovviamente se prima non
vi è un piano di analisi dell'esistente all'interno dei singoli
comuni, un'analisi dei flussi dei processi di ogni singolo servizio
proporzionato all'entità del territorio e soprattutto un'intesa
collaborativa tra gli amministratori, qualsiasi tipo di
organizzazione non può reggere il cambiamento. La necessità di
avere amministratori consci e capaci di traguardare questo orizzonte
è da un lato un'emergenza necessaria e dall'altro, come si può
evincere da quanto sopra scritto, un'evidenza molto delicata.
Servono grandi doti di
mediazione, umiltà, studio e capacità di ascolto verso la struttura
tecnica dei comuni. Questi sono gli amministratori del futuro.
E le fusioni le
accantoniamo? Non necessariamente, se all'interno di questo piano
esistono le volontà di creare dei macrocomuni la storia diventa
ancora più semplice. Prendiamo l'esempio del Medio Friuli. I
movimenti intercomunali che spingono verso le fusioni stanno cercando
di creare una serie di aggregazioni che potrebbero avere queste
dimensioni: un primo macrocomune composto da Mereto di T., Sedegliano
e Dignano, un secondo blocco con Castions di Strada, Mortegliano,
Lestizza e Talmassons quindi Basiliano ed una proposta che potrebbe
aggregare Codroipo con Bertiolo Varmo e Camino al T.
Risultato a seguito di
queste ipotetiche fusioni sarebbe la nascita di quattro macro-comuni
all'interno di un'Unione territoriale. Questo scenario non è
inarrivabile se nel corso di un mandato la collaborazione tra gli
amministratori sarà volta al bene del territorio lasciando da parte
i personalismi e i campanilismi.
La cosa interessante è
che il modello Uti cui ha preso esempio la Regione FVG è stato
proprio il Medio Friuli che, già negli anni novanta, con sindaci di
diverso colore, ha intrapreso una serie di collaborazioni che ha
portato a creare un'unica linea su alcuni ambiti quali quello
culturale, quello della raccolta dei rifiuti, della polizia comunale
ed altri ancora. Il modello in sé non è buono o cattivo bensì va
plasmato in funzione delle potenzialità del territorio, della
propria identità è degli esempi che possiamo analizzare in diverse
Regione.
Il
prossimo mandato amministrativo del Comune di Codroipo, comune
capofila del Medio Friuli, sarà essenziale per la definizione di
questo percorso.