venerdì 24 dicembre 2010

Non uccidete i Vostri figli

Incontro sempre più spesso persone che riescono a convivere con idee, convizioni, costruzioni di pensiero assolute ovvero che riescono a dare una spiegazione onnicomprensiva della complessità della realtà sottoforma di causa ed effetto.

Questa mia percezione, non confortata chiaramente da una statistica, è fondata solo sulle sensazioni che mi attivano quotidianamente.

Contemporaneamente il clima che rilevo nei rapporti umani, con conoscenti e non, nelle relazioni, nelle intenzioni stride fortemente con ciò che solo pochi anni fa provavo esser naturale.

Il clima sociale che racchiude le mie e le vostre giornate è dichiaratamente minato da accadimenti negativi legati ad una crisi che mette in discussione prima di tutto un modello di esistenza, un modello di compresione della realtà che ci circonda; che ciò crei spaesamento è indubbio... e forse reagire alla crescente labilità del quotidiano affermando con maggiore decisione le proprie convinzioni aiuta a superare più facilmente l'inadeguatezza di questo momento.

Cari signori che incontro per strada Vi chiedo uno sforzo. Vi chiedo di sopprimere la, forse, naturale tendenza dell'esser umano a tracciare confini così precisi da non poter esser ridifeniti da alcuno se non da sé medesimi o dal proprio gruppo.

I Vostri figli, il vero bene sociale, hanno bisogno adesso di spazi entro i quali poter manifestare le proprie differenze, confrontarsi, dimostrare, magari con eccesso, la propria forza vitale.

Non mi riferisco, attenzione, alla volontà di eliminare le regole del gioco, anzi, tutt'altro. Vi chiedo la disponibilità di lasciarli giocare, di permetter loro di confrontarsi con le regole, di esser arbitro e giocatore, di capire il significato dei ruoli, delle loro funzioni, di acquisire e criticare i regolamenti per aver la possibilità di modificarli e migliorarli.

La mia sensazione, sempre più forte, è che serva più spazio per respirare, per rendere attive nella pratica tutte quelle buone prassi che sono state acquisite a scuola, nei viaggi, negli interessi personali.

Cari Signori vi chiedo di lasciare che i vostri fortini mentali abbiano le porte aperte e un costante ricambio d'aria.

Aprite le porte, altrimenti ucciderete i Vostri figli, ucciderete la loro propensione al confronto, ucciderete la loro volontà di agire, gli procurerete malattie debilitanti al coraggio e alla passione con l'aggravante che, per quanto possiate voler loro bene, siete consapevoli che non esistano farmaci per la guarigione.

domenica 24 ottobre 2010

Poesia afgana


Nella generosità e nell'aiuto degli altri sii come un fiume.
Nella compassione e nella grazia sii come il sole.

Nel nascondere le mancanze altrui sii come la notte.
Nell'ira e nella furia sii come la morte.

Nella modestia e nell'umiltà sii come la terra.
Nella tolleranza sii come il mare.

Esisti come sei oppure sii come appari.
Jalalauddin Rumi
poeta e mistico afghano

venerdì 4 giugno 2010

DRAQUILA - da vedere... subito!!




da Repubblica http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/05/03/news/draquila_anteprima-3783900/index.html?ref=search

"Draquila", città senza tetto né legge
Propaganda e affari all'ombra del Capo

Di grande impatto emotivo, ma sobrio nello stile, il docufilm della Guzzanti è un atto d'accusa al premier. Il terremoto come "laboratorio" di sospensione dei diritti civili. E con l'opposizione che non c'è...

di CLAUDIA MORGOGLIONE

La strategia dello struzzo

La strategia dello struzzo si può esprimere come la scelta di prendere in considerazione solo gli aspetti positivi di una situazione. Secondo la credenza comune*, lo struzzo, in caso di pericolo, nasconderebbe la testa sotto la sabbia, sicuro così di non subire il danno (non lo vede!). Così negli affetti e nel lavoro, molte persone non fanno che considerare ottimisticamente ciò che funziona, dimenticando cosa non va, a volte con esiti disastrosi. (fonte http://www.albanesi.it/Mente/struzzo.htm )

Guardo al pettirosso ed al suo coraggio, alla sua stazza, alla sua presenza, alla sua curiosità e alle sue potenzialità.
Da pettirosso posso vedere tanto miei simili quanto gli struzzi mentre, questi ultimi, non si danno la possibilità di aprire l'orizzonte... non solo non volano ma si rintanano, sono lo specchio rovesciato della volontà d'azione e di pensiero: vivono nella paura ma non ne hanno consapevolezza, considerano la prospettiva di una testa sottoterra come via migliore al cambiamento.
Là sotto trovano un rifugio ma non si danno la possibilità di vedere... allo stesso tempo non sono non vedenti bensì non si vedono dentro, nell'essenza: scelgono di estrapolarsi dalla realtà, dall'esterno entro il quale, comunque, vivono corporalmente.

Sono scissi senza ritenere d'esserlo mai stati.


Il pettirosso salta da un ramo ad un altro, scappa, cerca, vola e cambia strategia. Non esiste la strategia del pettirosso perché l'unica strategia che adotta è il coraggio, il coraggio di vivere senza difese, il coraggio di guardare le cose dall'alto e contemporaneamente di avvicinarsi fino a toccarle.

Pettirosso vuol dire avere il coraggio di uscire da se stessi, avere un cuore così forte da portarne i segni anche sullla superficie.