venerdì 15 gennaio 2016

DISCORSO DI PERICLE SULLA DEMOCRAZIA

Ecco un contributo di un amico di vecchia data:

DISCORSO DI PERICLE SULLA DEMOCRAZIA
461 a.c.
”Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.

giovedì 14 gennaio 2016

MAI PIU' COME PRIMA




Lettera aperta agli amministratori del Medio Friuli






Prima tra tutte le regioni italiane il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge sul riordino

dell’assetto amministrativo dei comuni (L.R.26/2014). Acquisita la progressiva dismissione delle 


Province la Regione ha in programma di trasformare i comuni nei propri interlocutori diretti ovvero

realizzando degli ambiti ottimali all’interno dei quali i comuni dovranno associare una serie


minima di servizi.Tali ambiti saranno amministrati da un’assemblea di sindaci, un livello

intermedio di governo tra comune e regione.

Ma qual è il perché di questa scelta? Perché modificare così pesantemente l’organizzazione 

complessiva di un’area così vasta?



Credo che l’assunto principale sia questo: la dimensione dei nostri comuni è ormai insufficiente per

rispondere alle esigenze dei cittadini. La capacità di spesa di ogni ente comunale è calata 


drasticamente negli ultimi cinque anni e calerà ancora impoverendo ogni piccola porzione del

territorio in funzione della capacità o incapacità organizzativa dello stesso nel far fronte alla crisi.

Perché si continua a parlar di crisi? E' ancora corretto parlare di crisi sebbene essa sia diventata 

parte integrante e strutturale del nostro modo di pensare e agire, quindi elemento esistente e

resistente all’interno del nostro scheletro, una sorta dolore reumatico che non ci permette di

azionare i muscoli come facevamo una volta? Rispondere è difficile!



Mai più come prima. E’ un concetto che rimbalza continuamente nelle nostre menti e, ad oggi

sembra più la percezione di un labirinto senza vie d’uscita che una proposta per rimodellare il 


nostro sistema rifondandolo in maniera maggiormente flessibile e funzionale. Una leva del

cambiamento diventa la riforma dell'apparato pubblico come è già stato in Inghilterra, Giappone o 

Germania.

E quindi, ritornando a noi, formare un’unione di comuni, associando i servizi e creando un nuovo

livello di governo può esser una soluzione?

Sì, può esser l'attivazione di una rivoluzione sociale, ma solo se si crede nel cambiamento, se si

riesce a modellare la forma di governo nella manier adatta alla conformazione del territorio.

Questo è il gioco, rischiosissimo, al quale gli amministratori saranno prossimamente portati a

giocare. Ridisegnare gli schemi di riferimento per ridisegnare il nostro futuro. 
  
Cosa dovrebbe portare una riorganizzazione ottimale del territorio trasformato in unione di

comuni?

Si possono elencare diverse opportunità quali l’ottimizzazione dei costi strutturali, la possibilità di

attuare economie di scala, l'avere servizi omogenei su un territorio ampio, il poter creare strategie

su turismo, imprenditoria, il diventare maggiormente appetibili per chi vuole investire e via così.

Diventare più grandi, se si è ben organizzati, è un bel vantaggio. Gli amministratori, i sindaci del

medio Friuli in primo luogo, dovranno però fare squadra al di là del colore politico o del campanile

perché il territorio da valorizzare e rendere omogeneo è uno e composito, è necessario ragionare 

come un’unica entità ma saperne cogliere le differenze per esaltarle.



Cari amministratori avete il compito di lavorare sul cambiamento e sulla speranza. 

Dovrete dipingere i futuri scenari che saranno il teatro di azione dei nostri figli e dei figli dei nostri 

figli. Questo è un momento di storica importanza.

E’ il momento di lavorare sui desideri, chiedersi cosa vogliamo e questo volere dev’essere 

accorato, giunto e unico affinché sprigioni una forza ed un’energia coinvolgente. Chi non vuole

salire su questa barca affrontando il mare in tempesta è meglio che lasci stare la politica, questa 

sarà sempre di più per uomini impavidi e coraggiosi.

Abbiamo l’opportunità, con questa legge regionale, di distinguerci di far emergere le nostre qualità,

il rischio opposto è invece quello di estinguersi rimanendo in piccole porzioni di territorio ormai
gestite con strumenti che sono ormai vetusti ricordi archeologici
 .
Questa spinta è richiesta anche dall’Europa, ci forza a creare pro

gettualità con una visione chiara e precisa, in un territorio coeso e forte, sbilanciato sulla ricerca 

dello sviluppo sostenibile. 
 
Questo è il treno che passa e non ci aspetta, si tratta di salirci ed accettare che il panorama non

 sarà mai più come prima!



Matteo Tonutti

martedì 12 gennaio 2016

La città intelligente - Smart Quadruvium

Partiamo da Wikipedia:

Città intelligente

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La città intelligente (dall'inglese smart city)[1] in urbanistica e architettura è un insieme di strategie di pianificazione urbanistica tese all'ottimizzazione e all'innovazione dei servizi pubblicicosì da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città «con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita»[2] grazie all'impiego diffuso delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica, al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.[3][4]
Le prestazioni urbane dipendono non solo dalla dotazione di infrastrutture materiali della città (capitale fisico), ma anche, e sempre di più, dalla disponibilità e qualità della comunicazione, della conoscenza e delle infrastrutture sociali (capitale intellettuale e capitale sociale). Quest'ultima forma di capitale in particolare è determinante per la competitività urbana.
Il concetto di città intelligente è stato introdotto in questo contesto come un dispositivo strategico per contenere i moderni fattori di produzione urbana in un quadro comune e per sottolineare la crescente importanza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), del capitale sociale e ambientale nel definire il profilo di competitività delle città, muovendosi verso la sostenibilità e verso misure ecologiche sia di controllo sia di risparmio energetico, ottimizzando le soluzioni per la mobilità e la sicurezza.[5] Il significato dei due assetti (del capitale sociale e di quello ambientale) evidenzia la necessità di un lungo cammino da compiere per distinguere le città intelligenti o smart da quelle con maggior carico tecnologico, tracciando una linea netta tra di loro, ciò che va sotto il nome rispettivamente di città intelligenti e di città digitali.[6][7]
Il termine smart city è stato utilizzato anche dalle aziende e dalle città come concetto di marketing.

E continua al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_intelligente